Gli inizi
Roberto Marai è uno degli imprenditori leader nel panorama italiano dell’amusement e dell’intrattenimento per le sale giochi, con interessi poliedrici che spaziano dalla distribuzione di apparecchi automatici da intrattenimento, al noleggio, alla produzione di slot machine, fino alla gestione di centri d’intrattenimento familiare (FEC, family entertainment center) e sale slot.
Ma dietro al successo di questo bresciano c’è anche qualcun’altro, altrettanto determinante e altrettanto amato: il padre, Giuseppe Marai, da cui Roberto, unico figlio maschio, ha ereditato la passione per l’automatico e la dedizione al lavoro oltre che l’impresa di famiglia da cui ha avuto poi inizio la sua crescita professionale.
Gli esordi familiari
È il 1960 e a Salò, in provincia di Brescia, Giuseppe Marai, acquista le prime macchine a moneta: dei juke-box a immagini, i Cinebox.
Un investimento coraggioso, visti i prezzi decisamente alti di questi apparecchi, che si rivela però ben presto anche un mezzo flop, dal momento che le macchine sono molto delicate, richiedono tanta manutenzione perché le pellicole spesso si rompono e il ritorno economico si assottiglia così velocemente.
Con tenacia, Giuseppe non si lascia scoraggiare.
Se i Cinebox non gli garantiscono quanto serve per tener su l’impresa, investe anche in altri apparecchi: flipper, baby box, calciobalilla e pesche.
Apparecchi usati che vengono ristrutturati singolarmente prima di essere inseriti in bar e locali a Brescia e nelle aree lacustri delle province di Mantova, Verona e Trento.
L’attività comincia a prendere piede con grande successo, complice anche la bassa concorrenza dell’epoca e le innegabili doti di venditore di Giuseppe.
Ben presto l’offerta di prodotti e servizi tende ad ampliarsi per includere anche distributori di palline, gomme da masticare e noccioline.
Gli anni Sessanta trascorrono in fretta per i Marai, mentre nell’automatico italiano fa la sua comparsa l’azzardo con le prime slot a moneta come il Rotamint funzionante con le 20 e 50 lire.
Si vedono anche (per breve tempo, perché poi dichiarate fuori legge) le pesche orizzontali di sigarette.
L’azienda di Giuseppe ne acquista diverse e per meglio ammortizzare l’importante investimento di questi macchinari, ha l’ingegnosa idea di integrare dei distributori di palline, ognuna contenente un boero e un gettone: una volta acquistata la pallina, il cliente poteva inserire nella pesca il gettone e tentare di pescare il pacchetto di sigarette.
Arriviamo così al luglio del 1970, quando Giuseppe Marai apre la sua prima sala giochi, stagionale, a pochi kilometri da Salò, nel comune di Manerba del Garda, in località S. Rocco della Pieve.
A occuparsi dell’apertura del locale c’è, non ancora sedicenne, Roberto Marai.
Dividendosi tra lavoro e scuola, Roberto riesce negli anni immediatamente dopo, a concludere gli studi di ragioneria, una volta assolto il servizio di leva, inizia a collaborare con il padre, affiancandolo nella conduzione dell’impresa.
Di quei primi anni Settanta Roberto ricorda con piacere i tanti insegnamenti del padre e anche le ‘grandi rivoluzioni’ d’allora nel settore dell’automatico.
Prima fra tutte, l’introduzione del gettone, conseguenza diretta della scarsità di moneta circolante. “Anche noi facemmo coniare il nostro gettone personalizzato” ricorda Roberto.
“Oltre a essere un utile sostituto delle monete, si rivelò una fonte di autofinanziamento per l’azienda che ci permise di investire con una certa costanza nel parco apparecchi”.
Il passaggio di consegne e la svolta nel mondo dei giochi e dei videogiochi
Nel settembre 1976 Giuseppe si ammala e dopo appena quattro mesi viene a mancare, lasciando alla famiglia l’azienda che in quel momento vede impiegati la moglie Adele, il figlio Roberto, un cognato e due dipendenti.
Roberto eredita l’azienda di famiglia e inizia così la sua carriera imprenditoriale.
Proprio intorno a quegli anni iniziano a uscire sul mercato i primi videogiochi. L’esperienza di Roberto non è molta, ma intuisce che concentrarsi sulla loro commercializzazione e noleggio può essere la strada giusta da percorrere, e cambia così direzione rispetto al padre smettendo di trattare distributori di palline e chewing gum.
Gli anni Ottanta sono gli anni della formazione: anni di transizione per così dire, che permettono a Roberto di rafforzare il suo know-how.
E nel 1990 approda così alla prima grande svolta della sua carriera: acquisisce un’azienda concorrente molto conosciuta con il relativo portafoglio clienti e nasce Faro Games.
Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta Roberto apre diverse sale giochi, spesso di dimensioni modeste, che vedono al loro interno la prevalenza di videogiochi.
Arriviamo alla fine del 1993, e Roberto fa un ulteriore passo avanti: entra nella compagine societaria di una nuova società che si pone come primo obiettivo l’apertura di un Fec (acronimo inglese di ‘family entertainment center’, centro di intrattenimento per famiglie), un tipo di struttura diffusissima nelle Americhe, ma in Italia ancora quasi sconosciuta.
All’inizio del 1994 apre così Game City a Castel Mella (Brescia): 4.500mq su cui vengono riunite una grande sala giochi, con bowling, sala biliardi, area ristorazione e una discoteca.
Il locale, che impiega più di 20 dipendenti ed è aperto sette giorni su sette, è una delle prime strutture italiane a proporre giochi con schede assolutamente originali, con un’offerta varia e sempre aggiornata.
Insomma, un tipo di centro divertimenti pionieristico per l’epoca, che per Roberto costituisce un’esperienza professionale fondamentale, consentendogli di affrontare problematiche e sfide diverse da quelle avute precedentemente con l’attività di solo noleggio di apparecchi da gioco.
Nel 1998 Roberto, convinto che il momento d’oro dell’azzardo non potrà portare lontano e memore delle brevissime esperienze che quella tipologia di gioco già ha avuto nella storia dell’intrattenimento in Italia, decide di iniziare a investire maggiormente nelle redemption.
Con altri soci fonda la società che diventerà importatrice diretta per l’Italia anche di Sports Arena di casa Sammy, una redemption con distribuzione diretta del premio.
A Sports Arena viene dedicato uno stand a Enada Primavera 1998 a Rimini, la primissima Enada a cui l’imprenditore prende parte come espositore.
L’apparecchio non ha però la fortuna attesa. “E questo avvenne – spiega Roberto con il senno di poi – per una serie di motivazioni: gli elevati quantitativi importati, gli alti costi unitari e soprattutto una tempistica dell’operazione sbagliata, poiché la maggior parte degli operatori dedicava allora prevalentemente le sue attenzioni ai più remunerativi videopoker”.
Dopo questa prima e purtroppo non felicissima esperienza di importazione diretta di apparecchi, i soci di Roberto lasciano: non intendono più investire in quella direzione.
Ma Roberto, vedendo il potenziale di queste tipologie di macchine ogniqualvolta si reca all’estero per andare alle fiere di settore (e in quelle occasioni entra e osserva le sale giochi straniere dove le redemption sono già operative) persiste e prosegue il progetto ‘in solitaria’ con la sua Faro Games.
Negli anni a seguire, le case straniere commercializzate in Italia da Faro Games crescono: Pao-Kai Wu Mar, Bifuca, Discapa, Eolith, Deltronics, Andamiro, Ice Games, UNIS.
E la distribuzione viene a coprire tutto il territorio italiano, collocando stabilmente Faro Games – la cui sede aziendale nel 2000 si trasferisce e si amplia passando da 600 a 2 mila metriquadri – tra i principali player del mercato italiano.
Credendo convintamente nelle grandi possibilità delle redemption, nel 2002 Faro Games, insieme a VideoGest, è la prima a introdurre in Italia l’operazione a premi nelle sale giochi: alla fine di ogni partita su una redemption, il giocatore, in base al punteggio raggiunto, riceve dei ticket direttamente dalla macchina.
Accumulandoli, li può scambiare con premi di vario valore (dal portachiavi fino ad arrivare per esempio, al cellulare o alla console).
L’introduzione di questo strumento di fidelizzazione del cliente sarà un volano positivo per l’importazione e la susseguente diffusione delle ticket redemption nel nostro Paese.
L’elenco di aziende estere di prestigio di cui Faro Games diventa importatrice aumenta: si aggiungono Lai Games, Bay Tek Games, Benchmark, Global VR e Bandai-Namco.
Sempre nel 2002 Roberto fonda Playpark con lo scopo di installare apparecchi da intrattenimento nei foyer dei cinema e delle multisale e nelle aree limitrofe agli ingressi degli stessi.
Sempre nel 2002, per diversificare maggiormente il proprio business, Roberto, con altri soci, fonda FEC Spa, azienda che nel giro di pochi anni aprirà una mezza dozzina di Fec importanti con superfici al di sopra dei 2.500mq: a Milano Bicocca, a Moncalieri (Torino), a Bellinzago Lombardo (Milano), a Sestu (Cagliari), Cento (Ferrara) e Orzinuovi (Brescia).
Oggi
L’intrattenimento per le sale giochi e Fec Oggi, inizio 2012, il settore della commercializzazione delle redemption continua a costituire il core business di Faro Games Com (spin off di Faro Games dedicata all’importazione e alla commercializzazione di videogiochi e redemption).
A 36 anni dall’ingresso di Roberto nell’automatico come imprenditore, Faro Games si qualifica nel panorama italiano dell’amusement come uno dei leader indiscussi di mercato. Un leader a 360 gradi nell’intrattenimento per le sale gioco.