La nostra chiacchierata con Roberto Marai si cala questo mese nella stretta attualità, parlando dell’epidemia di Coronavirus e dei suoi possibili contraccolpi sul mondo dell’automatico

Proprio in questi giorni, il Coronavirus è arrivato anche in Italia. Stato e Regioni hanno già preso misure rigorose per il contenimento della sua diffusione. Con ripercussioni di che tipo ed entità per l’amusement?
Il Coronavirus si è abbattuto sul nostro settore quasi come un tifone, per come ha sconvolto i ritmi e le consuetudini. Oltretutto, se andiamo a considerare il momento storico tutt’altro che esaltante per il mondo dell’automatico, la gravità del fenomeno si amplifica: per via delle problematiche inerenti il comparto ticket redemption e l’indifferenza da parte dei nostri governanti alle richieste di normative coerenti ed esaustive in merito, siamo già in una situazione critica e il Coronavirus altro non è che l’ennesima tegola caduta sul mondo dell’intrattenimento automatico. C’è da constatare in ogni caso che la situazione è stata esasperata: se consideriamo la sua pericolosità, il virus non è dissimile da tante influenze che hanno già colpito nel passato. L’unica differenza è forse la facilità di propagazione, che ha generato l’allarmismo che stiamo sperimentando ma che è giustificabile solo in minima parte. I media non hanno, a mio avviso, gestito la casistica in maniera adeguata, favorendo l’instillazione del panico e di una vera psicosi che è frutto della grande pressione esercitata sull’emozionalità delle persone. Lo abbiamo sperimentato nella nostra quotidianità, con gli assalti ai supermercati e le razzie delle scorte alimentari e degli altri beni di prima necessità. A mio parere, però, ci stiamo avviando verso l’assestamento e la conseguente normalizzazione della situazione: la maggior parte delle influenze vede il proprio periodo di diffusione massima nella stagione fredda, dai primi di novembre a circa metà marzo. Si tratta di pazientare quindi ancora qualche tempo. La mia convinzione e il mio augurio è che, con i primi caldi, arriveranno i miglioramenti che ci permetteranno di respirare nuovamente un’atmosfera di tranquillità e di ottimismo”.

Ce lo auguriamo anche noi. Anche perché con Pasqua e poi la stagione estiva vicina il colpo sarebbe durissimo per il turismo nei posti di villeggiatura, e i tanti locali che lì vivono proprio con i turisti…
Ora come ora purtroppo ci sono state numerose disdette di ferie prenotate e la gente pare rassegnarsi al non partire per le vacanze. Siamo però, lo ripeto, a mio parere nel momento topico dello sfogo del virus. Con il suo assestamento e il conseguente superamento della massima criticità arriverà anche la volontà di respirare di nuovo, di viaggiare, di vivere, di mare, di sole e di relax. L’intrattenimento sarà perciò nuovamente richiesto a gran voce e sarà nostra prerogativa essere preparati, come di consueto, ad offrirlo. La stagione non è quindi del tutto compromessa: certo, bisognerà rassegnarsi ad averne perso la prima parte, ma da Pasqua in poi il mio auspicio è che si possa ricominciare a guardare avanti, sempre con ottimismo, fiducia e amore per il proprio mestiere”.

Una domanda ora al Marai fornitore di giochi. Gli effetti dell’epidemia potrebbero farsi sentire sui tempi di produzione degli apparecchi e quindi sulla loro disponibilità sul mercato?
Sicuramente. In Cina ad esempio, l’economia è rimasta bloccata per oltre cinque settimane, con fabbriche ed uffici chiusi. Il dato sull’inattività si appesantisce ulteriormente se si considera che giusto prima dello scoppio del COVID-19 volgevano al termine i festeggiamenti del Capodanno cinese. È comunque ovvio che si può tranquillamente sopperire al ritardo, acquistando dall’America o da qualsiasi altra zona di produzione in cui il virus non ha influenzato lo stato di avanzamento dei lavori. Possiamo dire che le conseguenze in merito sono tutt’altro che insormontabili. Quello che pesa molto di più oggi, torno a ripeterlo, è l’incertezza normativa, assieme alla ristrettezza di vedute dei nostri governanti. Dobbiamo continuare a lottare, a fare di tutto per far sentire la nostra voce, per arrivare ad ottenere norme adeguate e che ci permettano di operare con criterio. Tutti ne sono ormai consapevoli, eccezion fatta a quanto pare per i nostri governanti. Siamo una classe di lavoratori importante, rappresentiamo molte imprese e gli interessi di numerose famiglie. Se chi è oggi al potere non si sforza per venire incontro alle nostre richieste, non avremo alternative se non rivolgere il nostro voto da un’altra parte. Purtroppo, quello dei consensi sembra essere l’unico argomento che per i politici è degno di essere tenuto in considerazione”.