Qualche giorno fa c’è stato un open hearing su Amusement e nuove regole tecniche tra il direttore generale di Adm e rappresentanti delle principali associazioni di operatori di apparecchi amusement-only. Ne parliamo con Roberto Marai
Vorremmo riflettere con lei sull’incontro online ‘Amusement-Nuove regole tecniche’ del 26 novembre promosso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al quale hanno preso parte le associazioni di fornitori e gestori di apparecchi senza vincita in denaro. Tra queste anche il Consorzio Fee, di cui lei è uno dei fondatori e dirigenti. Un incontro che il settore amusement aspettava da anni…
“Ci ha senz’altro resi lieti il fatto che sia stato allestito un tavolo di confronto. Può essere la base da cui partire, dato che l’esperienza di cui dispongono gli operatori del settore è una fonte di informazioni e spunti non indifferente su cui il legislatore si deve basare. È indubbiamente necessario che chiunque voglia fare legislazione e regolamentare un comparto debba confrontarsi con chi il settore lo vive tutti i giorni, investe in esso, genera posti di lavoro e fa vivere e crescere il business. Non si deve trattare assolutamente di una concessione: questo confronto deve essere la normalità, l’ordine del giorno, anche se arrivati finalmente a questo primo incontro in partecipazione è comunque sembrato che gli organi amministrativi si fossero già prefissati le proprie idee e i propri punti cardine della questione. È stato un incontro più frontale che interattivo, hanno sì ascoltato i nostri punti di vista e le nostre opinioni, ma ci sono diverse questioni che a mio avviso andavano approfondite già da subito ma per le quali non si è ritenuto opportuno entrare nel dettaglio. È però senz’altro un bene che ci sia stato questo punto di partenza. È una prima esperienza che, anche se a conti fatti si è rivelata non essere in tutto e per tutto come ce l’aspettavamo, dobbiamo considerare come positiva in virtù delle prospettive di dialogo e miglioramento che si vanno delineando.
Purtroppo le tempistiche già di per sé lunghe della legislazione e della burocrazia si vanno a prolungare ulteriormente nel periodo del Coronavirus, ma se si vuole preparare al meglio la ripartenza per quando finalmente riusciremo ad uscire da questa pandemia e tornare alla normalità, le nuove regole dovranno essere chiare, esaustive e ben definite per fare in modo che la ripartenza non sia “zoppa”. A noi servono normative certe e, auspicabilmente, non vessatorie. Abbiamo vissuto la crisi del COVID-19 come tutti e forse ne abbiamo fatto le spese più onerose, al pari e oltre delle classiche attività di turismo come la ristorazione, che sebbene fortemente limitata ha potuto comunque continuare a operare. Abbiamo bisogno di una grande mano dal legislatore, e pertanto dovremmo ricevere una spinta invece che essere penalizzati. Ci deve essere data la possibilità di operare in maniera adeguata, in conformità di regolamenti precisi, per i quali non dobbiamo essere il soggetto passivo, ma l’interlocutore attivo, con il diritto e il dovere di contribuire alla stesura di una normativa che faccia l’interesse del settore e di tutti coloro che contribuiscono a renderlo stabile e remunerativo. Non sono le leggi a fare il business, sono i suoi operatori. Non possiamo continuare a essere subordinati alla burocrazia, che è solo l’ennesimo deterrente che ha contribuito negli anni a fare perdere terreno all’Italia nel confronto con le altre potenze europee e globali. E questa è una riflessione più importante di quanto possa apparire in sé, perché non si applica solamente al nostro settore, ma è un discorso che trova conferma nella situazione dell’economia in generale del nostro Paese”.
In sintesi, vuole indicare le problematiche che voi operatori avete messo sul tavolo?
“Chiaramente, è da lungo tempo che auspichiamo che ci sia un’attenzione diversa riguardo a due comparti che oramai non hanno quasi più nulla da spartire. Le macchine senza vincita in denaro devono essere considerate in maniera meno discriminatoria di quanto fatto fino ad oggi. Il settore va delineato e strutturato in maniera chiara, definitiva e univoca, possibilmente senza l’intromissione delle autorità regionali e comunali e con una legge che possa quindi uniformarsi all’intero territorio nazionale e determinare una volta per tutte cosa è legale e cosa non lo è. Ancora, importante e soprattutto coerente con gli ultimi sviluppi dell’economia e delle manovre governative, sarebbe superare la normativa che limita, per alcune tipologie di macchine, i pagamenti al contante, alla “moneta metallica” definita dal TULPS, in favore di sistemi di pagamento elettronici. Il cashless è il sistema del futuro, con tessere prepagate personali, che oltre a portare benefici operativi e contabili, sono più funzionali anche in termini di igiene. Il che, in questo periodo più che mai, ha rilevanza fondamentale”.