Alla vigilia di Enada Primavera e FEE Expo, Roberto Marai riflette con noi su problemi e sfide dell’automatico italiano
Marzo è il mese di due importanti fiere del settore del gaming in Italia, Enada Primavera e FEE Expo. Sappiamo che lei esporrà alla seconda. Con quali aspettative?
“Anche quest’anno credo in una fiera propositiva dedicata interamente al divertimento formato famiglia. Come Faro Games sono pronto a presentare novità e prodotti esclusivi rivolti a un mercato settoriale dalle grandi potenzialità, che però ahimé ancora oggi non ha ottenuto miglioramenti ed è in attesa di un sostegno legislativo mai arrivato. Il clima tra noi operatori non è ancora del tutto ottimista e ciò è dovuto principalmente a un mancato supporto da parte delle componenti governative. L’incertezza legislativa pesa, ma noi espositori siamo comunque carichi e sentiamo come un impegno far sì che FEE, oltre che occasione commerciale, sia anche uno strumento di informazione pubblica e un momento di confronto all’interno di tutta la filiera di chi fa delle attività del puro intrattenimento il proprio business. Siamo pronti a dimostrare che, nonostante tutto, il nostro mercato è attivo, ambizioso e soprattutto diverso dal mercato del gaming & betting”.
Se guarda indietro alla situazione dell’automatico italiano di qualche anno fa e la confronta con l’oggi, qualcosa è cambiato?
“Purtroppo, negli ultimi anni i problemi nel nostro settore sono cresciuti per colpa di leggi regionali poco avvedute. Per attuare una politica seria ed onesta è necessario in primo luogo avere una giusta e piena conoscenza del settore e dei suoi contenuti. Chi detta le regole, poi, dovrebbe mettere sì dei paletti dove necessario, ma anche attualizzare e ammodernare le norme che regolano il comparto, tenendo conto della società di oggi e dei relativi bisogni. Si è generata invece una grande confusione tra il settore del mercato con vincita in denaro e quello dell’amusement-only, e si tende, sbagliando, a raggruppare insieme in un’unica visione (il più delle volte negativa) questi due mondi così diversi. Noi che ci occupiamo di puro amusement sentiamo l’esigenza di delineare un confine ben preciso tra i due comparti, e far capire che quello che noi promuoviamo con i nostri apparecchi è intrattenimento sano e per tutti (minori compresi). Sono occasioni di condivisione e aggregazione per tutte le età. Console da casa e smartphone alienano e isolano l’individuo, mentre i giochi automatici in un centro di intrattenimento aggregano, stimolano e divertono bambini, ragazzi e adulti. Durante una partita con le ticket redemption, ad esempio, vi è una sana sfida dove ci si mette in gioco, ci si confronta e si vive una sana competizione… che poi è come il mondo di tutti i giorni si presenta ai nostri occhi. Non c’è passività; c’è azione, c’è interattività e se vogliamo anche un affinamento delle capacità relazionali e personali dell’individuo, quindi crescita”.
Una sfida da vincere che voi aziende dell’amusement-only sentite come prioritaria?
“Una delle mie sfide più grandi è l’ottenimento di valide regole e norme che permettano a noi operatori di veder rifiorire Fec, sale giochi, bowling e realtà simili. Come operatore, ho il forte desiderio di poter proporre centri di intrattenimento per famiglie più moderni, più accoglienti e stimolanti e di poter offrire maggior supporto ai gestori e direttori di sale attraverso l’introduzione di prodotti normalizzati. Tutto ciò però non può accadere fintanto che si resta impantanati in un clima di incertezze. Questo non solo nell’automatico italiano: in tutti gli enti locali, imprese, amministrazioni c’è bisogno di avere certezze. Senza, risulta difficile guardare al domani. Spero quindi che anche FEE 2018 sia utile come strumento di informazione rivolto alle istituzioni e all’opinione pubblica per fare chiarezza intorno al puro intrattenimento”.