Politica, attualità e gaming: Roberto Marai ci dice la sua

Questo mese il governo Conte festeggia i suoi primi 100 giorni. Senza volerci mettere a fare analisi politiche, che giudizio ne dà per come si sta muovendo sui temi del gaming?
“Questo Governo non si è affatto discostato dal comportamento dei suoi predecessori. Un incremento della tassazione sul comparto del gaming lo ha apportato, anche se non di grandissima consistenza perché ormai di più non si può raschiare il barile. Il settore farebbe fatica a recepire una tassazione più pesante di quella attuale. Fin dall’avvento del gioco d’azzardo legale nel nostro Paese, noi operatori italiani siamo i più tassati tra gli europei. Leggevo giorni fa un articolo che dava qualche dato: “In materia di gioco, rispetto ai principali paesi europei, l’Italia mostra un livello di tassazione superiore in tutto l’ultimo decennio, con un gettito più che doppio rispetto a Francia e Regno Unito, e quasi quattro volte quello di Spagna e Germania”. Inutile nascondere che siamo esasperati da questo tipo di trattamento che ci viene riservato ormai da troppo tempo”.

Si aspettava di più da un governo M5s-Lega?
“Ho smesso da tempo di fare previsioni su chi ci governa e su che ulteriori danni possa arrecare al nostro settore”.


Dal suo tono mi pare non riponga nessuna fiducia nell’attuale Governo.
“No, nessuna e non lo approvo. Vedo spesso comportamenti e proclami tesi solo a recuperare consensi mentre i tempi per noi protagonisti del settore si fanno sempre più bui. Viene quindi da pensare se sia il momento di spostarsi all’estero, andando a fare imprenditoria nel gaming altrove. In Italia non c’è certezza: del diritto, delle norme e regolamentazioni. Non c’è una tutela né una minima garanzia sugli investimenti… senza queste garanzie, come si può pensare di trovare ancora figure in Italia pronte ad impegnarsi con investimenti?”

Sappiamo che la questione della regolamentazione delle ticket redemption sta molto a cuore a lei e a tutto il consorzio FEE di cui lei è tra i fondatori. Che prospettive ci sono?
“Come consorzio stiamo lavorando in maniera importante per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e chi ci deve regolamentare cercando di specificare meglio quali siano gli effettivi problemi e cercando di difendere un settore che è stato troppo, a torto, martoriato da dichiarazioni che non poggiavano su alcuna conoscenza o dato oggettivo, ma sulla mera emotività e sul malfondato pregiudizio del gioco come ‘incarnazione del male’. Parliamo di linee di pensiero che però sembrano non tener conto di verità assolute: da quando c’è l’uomo c’è il gioco e anche quello d’azzardo ha origini documentate antichissime (4.000-5000 a.C.). Quindi evidentemente fa parte dell’essenza umana. Che senso avrebbe allora eliminarlo se c’è una domanda di questo tipo? Non si deve proibire, ma educare e regolamentare. Il sentimento di chi ci governa e delle amministrazioni è invece succube della falsa informazione e del tam-tam mediatico che continua a massacrarci come se il gioco fosse la prima emergenza sociale, mettendo così in secondo, terzo ordine problematiche molto più gravi come l’alcolismo giovanile, il fumo e la tossicodipendenza… fenomeni che senz’altro nuocciono molto più alla salute dei cittadini. Mi viene qui da fare un collegamento con l’Ilva, la società di produzione e trasformazione dell’acciaio, in questi mesi al centro di un vasto dibattito per il suo impatto ambientale sia a Taranto che a Genova. L’Ilva genera ricchezza economica e come il settore del gioco porta un grande gettito allo Stato. Esiste davvero qualcuno che pensa che oggi portare avanti l’Ilva a Taranto (come sancito dall’accordo siglato con Arcelormittal proprio in questi giorni) crei meno danni alla popolazione di quanto possa crearne una sala giochi?”

Intanto in Regione Emilia Romagna pare sia ormai questione di mesi la direttiva relativa al divieto di utilizzo delle redemption per i minori, deciso circa un anno fa…
“Già, sarebbe una mazzata tremenda al comparto. A tal proposito gli operatori del puro intrattenimento si sono incontrati il 17 settembre pomeriggio per discutere quanto detto quella mattina stessa al tavolo tecnico della Regione Emilia-Romagna dove hanno presentato le loro proposte e osservazioni. La proposta è un progetto di ricerca, realizzato in collaborazione con un ente terzo (l’Università Roma Tre-Dipartimento di Economia) per uno studio sui comportamenti dei giovani che si approcciano alle macchine a ticket. Un progetto che richiederà un anno di lavoro prima di avere dei risultati ma che permetterà di conoscere i reali rischi di questo tipo di macchine. Un progetto di cui speriamo sentirete parlare a breve…”

Siete fiduciosi?
“Siamo propositivi e speriamo di riuscire a dare una scossa a questa situazione. Dall’incontro si evince che si possa già iniziare da una leggera modifica della direttiva, aggiungendo il necessario accompagnamento dei genitori segnalato da un’etichetta di avviso obbligatoria su ogni apparecchio”.