Raccogliamo le opinioni di Roberto Marai sui principali temi che abbiamo trattato in questo numero

In questo numero parliamo di come cambia il retail nel post-Covid, e del fatto che i pagamenti saranno sempre meno in contanti e sempre più cashless e contactless. Ciò vale anche per sale giochi, gaming hall, bowling e Fec. Da operatore lei si sta attrezzando in questa direzione? Che scelte ha fatto o pensa di fare?
“Innanzitutto, voglio premettere che personalmente sono fortemente contrario alle politiche che implicano una costrizione della libertà personale, pertanto sono contrario a quella che sarebbe una limitazione della libertà dell’utilizzo del contante. A livello economico, è una politica che, se imposta, non può essere limitata unicamente alla realtà italiana. Se in una realtà interconnessa come può essere quella europea permangono disparità di trattamento, è logico che la propensione verso le realtà che concedono maggiori libertà va a penalizzare il mercato domestico. La restrittività in questo senso non è la direzione corretta, nemmeno se giustificata con la lotta all’evasione fiscale… Questo lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle con i casinò, ma non mi voglio dilungare. Semplicemente, la soluzione ideale, che purtroppo sembra sempre non essere recepita, è la riduzione della pressione fiscale. In ogni caso, fermo restando ciò, resto un fermo sostenitore dell’adozione di una politica cashless nelle sale. Disporre di sistemi di pagamento alternativi apporta numerosi vantaggi: c’è minore stagnazione del contante per la gestione nelle casse, si riduce il peso delle operazioni di scassettamento, ci sono minori rischi di registrare ammanchi. Ancora, passando dai ticket cartacei a quelli virtuali, non è più necessario fare continuo rifornimento. I sistemi cashless forniscono inoltre una grande propulsione dal punto di vista del marketing, con la possibilità di creare un database accurato della propria clientela. A mio parere, comunque, l’ideale è che la realtà contactless sia integrativa, e non sostitutiva, alla circolazione del contante. Da molto tempo ormai noi siamo distributori esclusivi per l’Italia del sistema gestionale Embed, che si può identificare come il software di riferimento per la maggior parte delle realtà come la nostra a livello mondiale. Abbiamo appurato nel tempo che i vantaggi dell’implementazione di un software gestionale strutturato sono notevoli non solo dalla percezione del gestore, ma anche il cliente è più invogliato a godere dei servizi che gli vengono messi a disposizione. È un passo importante, quello della conversione alla realtà contactless e cashless, che soprattutto nel periodo del Coronavirus può rappresentare una scelta chiave per l’adattamento alla realtà che si va sviluppando. Ci sentiamo pronti a raccogliere quest’altra sfida, e cercheremo di introdurre questo importante cambiamento in tutte le realtà e nel minor tempo possibile”.

Per restare nel campo dell’entertainment, nel post-Coronavirus molti parchi stanno sfruttando tecnologie tipo dispositivi indossabili smart (come braccialetti) o app, per meglio gestire i flussi e incoraggiare i pagamenti contactless e online. Ci dovremo aspettare qualcosa di simile anche nel gaming ed amusement?
“Può essere una soluzione, anche se ritengo che si tratti di strumenti più calzanti in realtà un po’diverse dal nostro comparto: magari un braccialetto può risultare più adatto ad un’attrazione sulla quale il visitatore deve impiegare maggior tempo. Nella nostra realtà, invece, trovo che una semplice tessera sia lo strumento più adeguato: resta un oggetto personale e che fornisce le dovute garanzie, sulla quale è sufficiente caricare il credito e pagare la singola giocata”.

Un altro tema che trattiamo è quello della pulizia, igienizzazione e sanificazione di spazi e attrezzature, pratiche che diventano tassative nei nuovi protocolli di sicurezza. A differenza di prima, inoltre, ora è bene siano ‘visibili al pubblico’ perché si tratta di gesti che, lungi dal disturbare, infondono sicurezza e fiducia verso la location. Concorda?
“È evidente che, ora come ora, fornire una garanzia che giocare non crea rischi è importantissimo. Sicuramente, in noi operatori la componente normativa è molto forte perché il rischio sanzione costituisce motivo di apprensione; pesa fortemente però anche, come dice lei, il voler rassicurare la clientela e permetterle di poter continuare ad apprezzare la dimensione nella quale viene invitata. Sicuramente il grado di attenzione all’adempimento di una procedura di sanificazione “ad hoc”, scrupolosa e attenta, sarà un fattore in grado di farci apprezzare di più rispetto a chi farà invece solo il minimo indispensabile per attenersi alle normative”.

Che problematiche pongono però l’igienizzazione e la sanificazione in una sala giochi, una gaming hall, un bowling o un Fec? I giochi prevedono pulsanti da schiacciare, schermi da toccare, device da tenere in mano (gun, joystick ecc.), bocce e palle da maneggiare… pulirli dopo ogni uso sembra difficilmente praticabile…
L’ostacolo principale è la problematica del distanziamento: le sale per il gaming devono lavorare ad esempio a metà della loro capacità, perché tenere un apparecchio in funzione e uno no è necessario per rispettare la distanza minima. Nelle arcade room troviamo i giochi multipostazione, che possono lavorare solo al 50% del potenziale perché una postazione su due deve rimanere in attiva. Oltre a ciò si aggiunge una spesa supplementare per la pulizia. Tornando a quanto detto prima, l’impiego di un sistema cashless può permettere di sfruttare meglio la manodopera a disposizione, concentrando la forza lavoro nelle operazioni di sanificazione. Ci troviamo ad ogni modo di fronte ad una situazione assai penalizzante. Per tornare a lavorare in maniera gratificante e sufficientemente remunerativa dobbiamo attendere il momento della ripartenza effettiva e definitiva. Sarà un periodo duro, in cui dovremo concentrare i nostri sforzi nella minimizzazione delle perdite, rimandando le intenzioni di conseguire profitti al futuro. L’unica soddisfazione, quest’anno non saremo pertanto tenuti a pagare tasse sugli utili. Soddisfazione comunque relativa, perché la motivazione è che non saremo in grado di registrare utili. Continuiamo a stringere i denti, aspettando tempi migliori.